Tuesday, September 17, 2013

Addio a Kilburn

Incomincia sempre così, con una valigia da fare, un nastro da imballo che stride fra le mani mentre lo si srotola e tutta quella vita che dentro una scatola di cartone proprio non ci sta.

Permettimi di aiutarti a capire quello che è successo, questa lunga assenza, questi mesi di tumultuoso silenzio.
Iniziare a spiegare, ma da dove? Ecco si, incomincerò dal giardino di rose.

Non ero mai stata a Belfast e di certo non si può dire che sia una bella città però in tutto quel grigio e in quelle strade ancora bagnate di sangue, divise ancora da muri di cemento e di intolleranza c'è un bellissimo giardino botanico.

E' proprio bello il giardino botanico di Belfast, con quella sua struttura ovoidale che è una delle prime del suo genere tutta di vetro e ferro.
Ecco eravamo seduti li, su una panchina proprio accanto al roseto dopo quella serata passata a sorridere, a ridere fra le sue braccia.

D'improvviso si è fatto serio, con quella espressione severa che lo contraddistingue quando sta per dire qualcosa che gli sta particolarmente a cuore, con quella compostezza da uomo del nord.

Non sono sicura di ricordare la sequenza ma credo che abbia incominciato grosso modo così: " Vorrei che rispondessi ad una domanda"
Aveva esordito così anche la sera prima quando mi aveva chiesto se avessi dei dubbi su di noi, lo ricordo bene perché quel temporeggiare sulle domande non è da lui, quel prender tempo solitamente non gli appartiene.
" Avevo pensato di chiedertelo domani, quando saremmo arrivati  presso i Giant's Causeway"
ma è stato quando a detto " vivere insieme" che le mie idee si sono fatte confusamente felici.

Ho risposto di si.

E' bello sapere di poter essere ancora positivamente sorpresi, di poter essere ancora stupiti.

Ed ora sono le ore 1.04 di una notte di settembre, ed io non posso dormire perché sto per dire addio a Kilburn.
E se pure questo posto è stato l'emblema della mia conquistata libertà, io non riesco che ha ricordare lo scorso inverno, e quella neve che sembrava non sciogliersi mai.
Celebro nel silenzio della notte l'estremo saluto a queste mura. A questa casa, a questa vita raccogliendo le mie ultime cose.
Mi restano poche ore per spazzare via le ultime paure, le ultime reticenze dettate dalla consapevolezza di dissestare ancora una volta un equilibrio che certamente funzionava, doverne ripristinare un altro mi lascia senza fiato.

Ma i miei occhi hanno visto il mare del nord, difronte a tale grandezza ogni cosa si riduce e diventa infinitamente piccola.
Questo momento è nostro, solo nostro.


P.s. Quella foto che vedi su l'ho scattata io durante il nostro viaggio,  i Giant's Causewey, sono certa ti sarebbero piaciuti.




Tuesday, May 07, 2013

Quello che resta oltre la ragione e l'orgoglio


"Chiunque il cui obiettivo è 'qualcosa di più alto', deve aspettare prima o poi di soffrire di vertigini ".

"No, vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. È la voce del vuoto sotto di noi che ci tenta e ci attira, è il desiderio di cadere, contro cui, terrorizzati, ci difendiamo." M.K.




Ho avuto bisogno di tempo per scrivere questa storia.
Perché  questa non è come le altre.  
Questa è una storia surreale, incredibile ed ha cambiato per sempre le mie considerazioni sulle coincidenze, sulle casualità e sul destino.

Ebbene se questa storia non mi fosse accaduta non ci avrei mai creduto. MAI. 


Considera questo.
E' un Venerdi sera, anzi no è il Venerdì sera del 25 Gennaio del 2013. Credo, ma non ne sono certa, che siano passate le 23, 30 ma è possibile che sia più tardi, forse  sta per scoccare la mezzanotte, come in tutte le fiabe, come in tutte le storie che meritano di essere raccontate.

Un treno sulla linea metropolina Jubelee di Londra, viaggia ad una profondità di trenta due metri sotto il livello del mare, questo significa che un passeggero, arrivato a destinazione dovrà salire su delle scale mobili per riconquistare la superficie. 
Quel treno viaggia con una velocità variabile di 20.5 miglia orarie includendo le fermate nelle diverse stazioni.

Ora immagina un altro treno, questa volta prendiamo un vagone della Central line, in questo caso il nostro treno non può superare una velocità di 30/ 40 miglia orarie, perchè sta percorrendo il centro della città e la distanza tra le fermate da una stazione ad un altra sono minori. Ci sono un minimo di  50 treni che viaggiano sulla Jubilee line e almeno 76 nella Central line nelle ore serali. 
Ogni anno 1,107 millioni di persone vengono trasportate da una parte all'altra della città.
Ricordiamolo è un venerdì, quindi ci sono tanti treni perché la gente è fuori per festeggiare la fine della settimana. 

Ora rispondimi, quante possibilità hanno due persone che si conoscono di incontrarsi, senza proposito, nei cunicoli di interscambio di una stazione ciascuno in direzione
opposta all'altro?

Gli avevo chiesto una ragione, una sola valida ragione per cui io avrei dovuto accettare il suo invito. Mi rispose che era troppo orgoglioso per darmene una. Ed allora No, niente appuntamento. Questa volta niente sconti.
Volevo seppellirlo in quella giornata d'inverno, di inferno. 
Quale meraviglioso funerale, farlo giacere per sempre sotto una gelida coltre di pura, soffice neve.
Ed allora qualcun altro, qualcos'altro,  ha scelto per noi, oltre le mie ragioni e oltre il suo orgoglio. 

Questa storia non ha niente a vedere con il caso e con le sue regole.
Questa storia si chiama destino, quella forza naturale ed oscura che si è chiaramente beffata di me.

Ed è così che l'ho ritrovato il mio cuore.
Non un altro, non uno in prestito ma proprio il mio.
Nel freddi antri di scambio fra una linea metropolitana all'altra, in una delle più grandi metropoli d'Europa.


Ero li che lo guardavo incapace di pronunciare parole. I nostri occhi incollati, le nostre bocche serrate e mute mentre milioni di pensieri viaggiavano fra di noi.

Ho sentito quello spazio vuoto ed informe che aveva lasciato riempirsi nuovamente. Farsi spazio palpitante tra la carne. 

Non c'erano più colori, odori, rumori. Eravamo soli e ci possedevamo a distanza. 
Senza di te sono un corpo vuoto, senza di me sei solo una libra di carne.

Noi ci apparteniamo, ci siamo sempre appartenuti. Noi siamo fatti della stessa sostanza. Ti dirò si mille volte. Mille volte si.

P.S. Questa foto è per me di grande valore. L'ho scattata durante il nostro primo viaggio insieme, nella sua Irlanda. Il sole finalmente.