Saturday, November 28, 2009

Addio





"Che posto vuoto ce n'è stato, ce n'è, ce ne sarà."

Wednesday, November 25, 2009

Suddently I see


Non riesco a ricordare esattamente cosa sia successo, eppure deve essere andata grossomodo così: Una parola di troppo credo, in quel mare di cose dette che per mesi sono state sale su una ferita, un continuo precipitare dal male in peggio. Sentimenti che si proclamano e si ritrattano come fossero niente, come se valessero ancora meno. Una messa in scena grottesca, una pagliacciata ridicola. Ma fino a quel momento tutto sembrava essere ancora lì in piedi, solido dentro di me, non mi ero accorta che le fondamenta si stavano sgretolando irrimediabilmente. Poi quell'ultimo discorso, quel tentativo di parlare, quell'incontro che sembra difficile da avere come se si stesse chiedendo udienza. Ecco, credo sia stato quello il momento in cui un embolo deve essersi staccato e l'illuminazione raggiunta. Delle volte serve un blackout per rischiarare la mente.
"Scusa? non ho capito bene" ma temo di aver capito benissimo. C'è una lunga lista d' impegni, delle priorità irrinunciabili. Io per mesi ad ascoltare, io, la persona che meritava la tua fiducia e perciò le tue confidenze, io per mesi a comprendere i malesseri, i malumori, e poi? che posto avrei io? di certo dopo l'aperitivo del venerdì, forse prima del pranzo del sabato. Ecco, allora va bene così, ti ringrazio ma credo di aver altro da fare, di meglio di sicuro. Di certo no, non una persona perfetta, forse piuttosto ruvida, delle volte fastidiosamente complessa però di certo una persona che si prende cura delle cose a cui tiene, Io. Un grossissimo errore di valutazione, il mio. Non c'è niente di speciale. Niente che valga la pena conservare, neppure il ricordo. La maggior parte delle volte le persone non cambiano ma in un arco sufficiente di tempo si rivelano e se si ha una lunga memoria anche i gesti del passato si reinterpretano. Non si trattano così le persone importanti, neppure se lo sono state un tempo e poi non lo sono più. Le persone non si usano come fossero fazzoletti durante una crisi di pianto. Perdona la schiettezza ma qui chi ha da perdere sei tu.
" Forse potrei spostare l'impegno del mercoledì" si, sono onestamente disgustata da quell'altalenare d' indecisioni, di gesti fatti a metà tipici di chi ha maggior vantaggio a stare con due piedi in una scarpa. Se ti fa piacere renderti disponibile ad un incontro fai una scelta senza dover proclamare quanto ti costerà oppure dì semplicemente che non hai tempo per me e secondo il mio modesto punto di vista te la cavi con più stile. Delle continue defiance, le tue. Ed ora lo confesso, ho una opinione diversa di te. So anche come reagirai a tutto questo, con una silenziosa dipartita perché chi ha smesso di sorprendersi smette di sorprendere pure gli altri.

Sunday, November 22, 2009

L'appartamento spagnolo


" Come luce lei arriverà, come acqua piano scivola. Senza far rumore salirà le scale e le sue labbra... Come mirra lenta brucerà, come fuoco danzerà per te"


E' arrivato il momento di ricominciare. Lo so per certo perché questa mattina, un sottile, inaspettato benessere mi ha baciato le guance. I grandi olmi lungo la strada hanno iniziato già da un pò a perdere le loro grandi foglie giallastre ed ora sono tristi e nudi. Forse avrei voluto ancora un pò coccolarmi nella tristezza, adagiarmi in un ricordo che diventa sempre più grigio, sempre più lontano. Ma questo è un altro tempo. E' il tempo della ragione. Questa è un'altra storia ed io sarò felice di raccontartela. E' la storia di una donna che cammina da sola per le strade di Barcellona, che ha in mente per se qualcosa di speciale e ha fatto molta strada per essere sicura che gli appartenesse. Il mio respiro segue l'ondeggiare del mare, delle volte calmo, quasi immobile, altre volte violento e terribile. Il corpo appartiene al molo ma la mia mente è un naufragio in molti pensieri ed un ormeggiare in poche certezze. Riscopro la felicità in cose che non avevo notato. Vedo negli sconosciuti cose che mi appartengono.

Rientro a casa dopo aver percorso una scacchiera di strade, salgo attraverso le scale buie di questo appartamento in Carrer de Provença. Apro la porta, mi rifugio in fretta nella mia piccola stanza ma Eva arriva veloce e si appoggia allo stipite della porta. Non vuole che io venga inghiottita dalla tristezza, mi impedirà di farlo cucinando per me tortilla. "Finito means finito in every languages: spanish, italian or english, it doesn't really matter" sentenzia. Eva me lo dice sempre, teme che io possa dimenticarlo ma io ho capito, le sorrido e strizzandole l'occhio le rispondo, "Claro que si Eva, ¡ no se daña a queien se quiere! ". E poi ci sono tante cose da fare, questa carriera da fotografa di moda ancora tutta da costruire. L'uomo con il demone tatuato sul collo occupa le mie notti tenendomi sveglia con la sua voce suadente, mi avvolge con le sue attenzioni, cura le mie solitudini e placa molte delle mie incertezze. Sento che sta arrivando, anche se ancora sulle punte, il tempo della felicità.

p.s. un altro noioso self portrait