Tuesday, May 07, 2013

Quello che resta oltre la ragione e l'orgoglio


"Chiunque il cui obiettivo è 'qualcosa di più alto', deve aspettare prima o poi di soffrire di vertigini ".

"No, vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. È la voce del vuoto sotto di noi che ci tenta e ci attira, è il desiderio di cadere, contro cui, terrorizzati, ci difendiamo." M.K.




Ho avuto bisogno di tempo per scrivere questa storia.
Perché  questa non è come le altre.  
Questa è una storia surreale, incredibile ed ha cambiato per sempre le mie considerazioni sulle coincidenze, sulle casualità e sul destino.

Ebbene se questa storia non mi fosse accaduta non ci avrei mai creduto. MAI. 


Considera questo.
E' un Venerdi sera, anzi no è il Venerdì sera del 25 Gennaio del 2013. Credo, ma non ne sono certa, che siano passate le 23, 30 ma è possibile che sia più tardi, forse  sta per scoccare la mezzanotte, come in tutte le fiabe, come in tutte le storie che meritano di essere raccontate.

Un treno sulla linea metropolina Jubelee di Londra, viaggia ad una profondità di trenta due metri sotto il livello del mare, questo significa che un passeggero, arrivato a destinazione dovrà salire su delle scale mobili per riconquistare la superficie. 
Quel treno viaggia con una velocità variabile di 20.5 miglia orarie includendo le fermate nelle diverse stazioni.

Ora immagina un altro treno, questa volta prendiamo un vagone della Central line, in questo caso il nostro treno non può superare una velocità di 30/ 40 miglia orarie, perchè sta percorrendo il centro della città e la distanza tra le fermate da una stazione ad un altra sono minori. Ci sono un minimo di  50 treni che viaggiano sulla Jubilee line e almeno 76 nella Central line nelle ore serali. 
Ogni anno 1,107 millioni di persone vengono trasportate da una parte all'altra della città.
Ricordiamolo è un venerdì, quindi ci sono tanti treni perché la gente è fuori per festeggiare la fine della settimana. 

Ora rispondimi, quante possibilità hanno due persone che si conoscono di incontrarsi, senza proposito, nei cunicoli di interscambio di una stazione ciascuno in direzione
opposta all'altro?

Gli avevo chiesto una ragione, una sola valida ragione per cui io avrei dovuto accettare il suo invito. Mi rispose che era troppo orgoglioso per darmene una. Ed allora No, niente appuntamento. Questa volta niente sconti.
Volevo seppellirlo in quella giornata d'inverno, di inferno. 
Quale meraviglioso funerale, farlo giacere per sempre sotto una gelida coltre di pura, soffice neve.
Ed allora qualcun altro, qualcos'altro,  ha scelto per noi, oltre le mie ragioni e oltre il suo orgoglio. 

Questa storia non ha niente a vedere con il caso e con le sue regole.
Questa storia si chiama destino, quella forza naturale ed oscura che si è chiaramente beffata di me.

Ed è così che l'ho ritrovato il mio cuore.
Non un altro, non uno in prestito ma proprio il mio.
Nel freddi antri di scambio fra una linea metropolitana all'altra, in una delle più grandi metropoli d'Europa.


Ero li che lo guardavo incapace di pronunciare parole. I nostri occhi incollati, le nostre bocche serrate e mute mentre milioni di pensieri viaggiavano fra di noi.

Ho sentito quello spazio vuoto ed informe che aveva lasciato riempirsi nuovamente. Farsi spazio palpitante tra la carne. 

Non c'erano più colori, odori, rumori. Eravamo soli e ci possedevamo a distanza. 
Senza di te sono un corpo vuoto, senza di me sei solo una libra di carne.

Noi ci apparteniamo, ci siamo sempre appartenuti. Noi siamo fatti della stessa sostanza. Ti dirò si mille volte. Mille volte si.

P.S. Questa foto è per me di grande valore. L'ho scattata durante il nostro primo viaggio insieme, nella sua Irlanda. Il sole finalmente.