Friday, June 18, 2010

Living the day


Sono le ore diciassette e diciannove minuti. Una striscia di sole entra come un fendente dalla porta finestra della mia camera.

E' una giornata squisita, di quelle con una leggera brezza di vento che arriva dal mare. Io sono seduta alla mia scrivania, le solite carte e le nuove foto.
I rumori della strada si arrampicano sulla cortina ruvida del palazzo ed entrano prepotenti nella stanza. Voci, passi sull'asfalto, il rombante e fagocitante rumore dei motori. Una sinfonia metropolitana. Potrei andare fuori, camminare lungo Passeig de Gracia e scendere giù verso il mare, respirare l'aria del porto e cercare il tranquillizzante rumore delle onde che si infrangono sulla banchina. Invece me ne resto qui, sollevando di tanto in tanto lo sguardo verso lo specchio e percepisco l'immagine riflessa di una nuova me.
Occhi verdi, occhi grandi.

Ho iniziato a scrivere per te ed ora non so più se mi leggi. Nel dubbio non mancherò di farlo. Marie se n'è andata, di Eva di certo ti ho parlato, non credo di averti detto di Maricarmen. Ora vive qui occupa la mia vecchia stanza, quella come un antro piccolo e buio. L'incubatrice, l'utero che mi ha rigenerata. Anche Maricarmen ha bisogno di essere rigenerata, perché è come un bicchiere di cristallo infranto sul suolo.

Non ti ho fatto vedere le mie ultime foto, credo ti piacerebbero. Una produzione consistente di foto senza falsa modestia piuttosto belle. Con buone probabilità le pubblicherò, così nonostante la lontananza potrai vederle distrattamente mentre sfogli qualche giornale. Da quel momento, da quel giorno lì, e credo tu sappia a quale faccio riferimento, tutto è ritornato a muoversi.
Un movimento lento all'inizio, quasi impercepibile ma costantemente sempre più incalzante e progressivo. Un turbinio di idee, tutta la dirompente vitalità di una ritrovata creatività.

La verità è che sono felice ed orgogliosa. Volevo che tu sapessi. Ora trova il modo di dirmi di te prima che tutto vada perduto.