Thursday, July 05, 2012

Sogno di una notte di mezza estate

L'architettura sublime di un volto perfetto. Occhi scuri come petrolio ed affoghi lenta nella consistenza vischiosa di quella oscurità.

Poi i miei occhi che incontrano i suoi ed è come quando il mare si infrange violento sulle rocce aguzze di una scogliera. Lo stesso suono, lo stesso effetto dell'acqua che rarefatta si nebulizza in mille particelle inconsistenti.

Tra le sue mani un bracciale dalla circonferenza ellittica. Ascolto le sue parole mentre scivolano ipnotiche dalla sua bocca.

Sento la presa forte e sicura della sua mano sul mio polso mentre infila il bracciale e si accorge di quanto sia esile, sottile, di come l'accessorio scivoli via sulla superficie piatta e liscia della mia pelle.

Ed è così all'improvviso, inaspettatamente che quella frase torna alla mente come un mantra dal valore archetipo, una litania, la riesumazione di una antica formula magica

" I miei polsi sottili per sempre legati ai tuoi".

Nonostante non la pronunci sento infrangere la lingua sui denti ed il suono morire sulle labbra.

Ne comprendo il significato profondo, non quello contingente, quello dell'episodio che l'ha generata ma il significato preistorico, trascendente: L'annullamento dell' Io nel Noi.

Bevo del vino bianco e freddo. Lo sento andare giù nella gola arsa, arrivare allo stomaco ed incendiarlo con la sua gradazione alcolica.

Tutto si fa più fluido, mellifluo.
Le luci già soffuse sembrano affievolirsi ulteriormente; una brezza sottile come come un alito penetra dalla portafinestra.

Il fluttuante respiro del mondo.

Prima che il giorno arrivi e che il buio della notte si stinga: La musica, le lenzuola sfatte, il caldo umido di una notte d'estate, volti che ci fissano muti da una tela parzialmente grezza di un dipinto incompleto.

Poi tutto quello che era stato così concreto e tangibile si fa inafferrabile, della stessa materia dei sogni, impalpabile.

E ti domandi se quegli occhi scuri come la pece siano mai esistiti, se la geometria perfetta di quel volto non sia altro che una equazione di una mente dormente.

Poi fu la luce.