Friday, February 24, 2012

Come equilibristi sopra le ringhiere.

Le intenzioni, le migliori credimi, ce le avevo messe. Scrivevo così :

"Il giardino è tutto bianco. Non hai dimenticato? Quel viale va lungo e dritto, come una cintura distesa, e risplende nelle notti di luna. Ti ricordi? Non hai dimenticato?"

"[...] In questa stanza io dormivo, da qui guardavo il giardino, la felicità si svegliava con me e il giardino era tale e quale adesso, nulla è cambiato. Tutto, tutto bianco!"

Ho visto, nella notte, finissimi cristalli di simmetria esagonale scendere sottili ed ondeggianti da un cielo senza stelle. Sembrava accarezzassero il cielo come fosse una tenda di raso. Da prima inghiottiti dal nero petrolio dell'asfalto, tenaci hanno resistito all'oscurità e al vento fino a coprire di bianco i tetti e gli alberi, il suolo e le prominenze, come equilibristi sopra le ringhiere dei balconi. Raro che accada da queste parti.  Ed io con le mani appoggiate sul vetro freddo delle finestre, trattenendo il respiro  ho sospeso ogni giudizio perché la notte non mi ingannasse. La prossima settimana non sarò più qui e non guarderò più da questa finestra, parto.

Vado via e non tornerò.
Volevo lo sapessi.
Rotta a nord.

Potrei spendere fiumi di parole sulle ragioni, su tutti quegli ottimi motivi che mi vedono distante da qui, potrei ma non lo farò perché l'unica cosa che voglio rimanga nella tua mente è che io non ci sarò.
Ma tu lo sai che non è la lontananza a fare la distanza.

Non sento più rabbia, ho dimenticato le ragioni del disappunto. Il cerchio inesorabilmente si chiude ed io vado via per aggiungere a quel cerchio uno che sia tangente a quello in un solo punto.

Finiva così, con quel doppio punto, uno in meno per lasciare le cose in sospeso, uno di troppo per chiudere definitivamente il discorso.

Ed ora? potrei descriverti il cielo, ma quante volte ti ho parlato di questo cielo pieno di nuvole che scorrono veloci? Sembra tutto uguale eppure è tutto così ostinatamente diverso. 

Qui, sola sulle mie gambe e quel senso di vuoto, quel senso disarmante di libertà e di onnipotenza. 

Se guardo gli altri li vedo piccoli e insignificanti, nei loro lavori da scrivania, nelle piccole province, nelle loro relazioni consolidate e noiose. 
Ed io che cos'ho? io non ho niente e niente da perdere.

Avevi ragione tu, hai sempre avuto ragione tu. 
Io avrei voluto essere dolce ma sono l'amaro che c'è nel cacao.
Io avrei voluto essere un paesaggio sopra un'altura ma sono la vertigine che ne deriva.
Io avrei voluto essere la quiete ma io sono tempesta.
Ed è per questo che tu mi hai amata, è per questo che tu continuerai ad amarmi.
Non si può cambiare la natura profonda delle cose.
Artemisia è nata qui e qui è tornata.


9 comments:

Dielle said...

“La nostra vita non è molto diversa da un’onda, corre a rompersi alla riva. Ma, a volte, è presa da un vento forte, strepitoso, pazzo, che la solleva, la allarga, la fa gridare, cantare e piangere, e non si sa di dove quel vento sia venuto” da Rotta a Nord di Orsola Nemi del 1955...gridiamo, cantiamo, piangiamo, lontane dall'adattarci alla monotona vita dietro ad una scrivania.

Capitano said...

Dalle mie parti si dice che chi nasce tondo non muore quadrato. Parti... ma in fondo si dovrebbe partire sempre, anche solo con lo Spirito, se questo è cambiamento. Perché tutto cambia pur rimanendo fedele a stesso (a volte).

Mi piace.

BUENA VIDA

Artemisia said...

@Capitano: piace anche a me mio Capitano. Come tira il vento dalle tue parti?

"A." said...

E quì dove sei nata e sei tornata, il tuo ritorno è quanto mai gradito, ad ogni tuo nuovo post.
Artemisia, Artemisia...
A.

Artemisia said...

Mia Cara A., gradita presenza la tua, lo sai.
Se avessi avuto modo di raggiungerti, ti avrei potuto raccontare una storia che di certo ti sarebbe piaciuta, che sicuramente ti avrebbe divertita. E' un peccato che non ci sia mai sufficiente spazio nelle pur capienti pagine di una esistenza virtuale che possa bastare a raccontare quei piccoli ed infiniti aneddoti di una vita vissuta.
Come io ci sarò nei miei nuovi racconti, tu dovresti tornare nei tuoi, è un'assenza sentita la tua. Potresti ad esempio raccontarmi di quelle parole che avevi preso in prestito, che in qualche modo ti erano servite e farmi sapere se ne hai fatto davvero un buon uso. Cordiali saluti e sentiti ossequi. Artemisia

"A." said...

Hai ragione Artemisia. Come non di rado accade.
Niente di nuovo, probabilmente, ma è stato un flash, mentre scrivevo altro, a qualcun altro. Ed è la ragione per cui sono tornata a risponderti.
Quante cose ci sarebbero da raccontare...
Non basta nemmeno il silenzio a contenerle tutte.
Un giorno forse avrò modo di raccontarti non solo di quella frase, ma di tante altre e di tanto altro che ho fatto mio e che custodisco e continuare a curare con l'attenzione che merita.
Ti racconterò della mia personale risposta alla domanda: "Avrai cura di tutto quello che ti ho dato...?"
(Un giorno. Forse)
A.

Capitano said...

Il Vento gira, a volte è buono altre ti travolge... l'importante è stare comunque saldi al timone ed essere coloro che decidono piuttosto di coloro che subiscono. Ma questo lo sai anche tu :)

BUENA VIDA

"A." said...

Artemisia,

ricordi quel mio post in cui hai contestato l'uso dell'aggettivo "bastevole"?
Avevo parlato di un "motivo bastevole per tornare".
Tu quel bastevole l'avevi trovato "detestabile".
Ho una domanda per te: se invece di "bastevole" fosse stato "sufficiente"?
Se per qualcuno esistono dei motivi "sufficienti" per tornare, tu che ne pensi di quella "sufficienza"?
E' da biasimare? E' pur sempre da considerare? O è invece un dettaglio su cui ci si sofferma un attimo di troppo, inutilmente?
Come vedi mi hai instillato un dubbio.

Perchè a proposito il prossimo post non lo scrivi proprio sul dubbio?
Sul dubbio a me viene in mente il film con Meryl Streep e la frase di Proust che dice "si è intelligenti nella misura in cui si dubita".
I tuoi "post tematici" (semplicità, integrità, ...) sono perle, come tu stessa li definisci. Regalane una sul dubitare.

A.

P.s. Sono al primo posto del record per il "commento con maggior numero di virgolettati" - e non solo.

Artemisia said...

Carissima A.

Ricordo perfettamente la nostra conversazione circa l'uso del aggettivo "bastevole".

Il suo essere, per me, cacofonico. Era una questione di piacevolezza del termine, pura speculazione fonica.

Non vorrei dare giudizi di valore su questioni che ignoro. Tuttavia non mi sottrarrò alla tua domanda.

Motivi "bastevoli" o "sufficienti" per tornare.
Le parole che usi sono sinonimi, cioè semanticamente sono lessemi che hanno lo stesso significato. Dunque la domanda è mal posta. La domanda non è se esistono motivi sufficienti o bastevoli per tornare ma la domanda è cosa comporta un ritorno? Se ci si è allontanati da qualcosa, da una idea, da qualcuno, presuppongo che ci siano state delle ragioni valide. Sono cambiate le premesse di quelle ragioni?
Il "viaggio" che ti ha condotto per un certo tempo altrove ha modificato le tue opinioni di partenza?
Se le tue argomentazioni ti hanno persuasa anche solo parzialmente allora, con ragionevole dubbio, è forse lecito rivedere le posizioni prese.

Io ho sempre pensato che anche l'ovvio vada spiegato, che saper modificare le proprie idee è un segno di intelligenza soprattutto se ci siamo accorti di aver avuto valutazioni parziali o manchevoli.

Detto questo ti dirò anche che perseverare sempre sulle stesse premesse, non andare mai oltre certi pensieri, rimuginare su vecchie questioni dimostra una incapacità di saper andare oltre, di affrontare il nuovo che delle volte, su alcune persone ha anche del patologico.

Spero dunque di aver instillato più dubbi di quelli che avevi, perchè se dubitare significa riflettere una volta di più su le cose che accadono, non scegliere con superficialità,indagare sulle ragioni di nuovi pensieri, allora non vedo come potrebbe nuocere.

Cordiali saluti come sempre.
Artemisia

P.s. Ci sono molte cose da dire sul dubbio, cercherò il prima possibile ( impegni permettendo) di accontentarti e tenterò di "fugare ogni dubbio" circa la mia opinione in merito.