
Profonde, radicate come quelle di un albero secolare, un percorso dalla terra al cielo. Un labirinto sotterraneo di esperienze, di percorsi deviati, di strade perdute.
Avevo come l'impressione di aver dimenticato ma poi mi rendo conto che anche in quell'apparente incoerenza io sono sempre me stessa.
Non voglio avere bisogno degli altri anche se non voglio rinunciare alla loro presenza, non voglio accondiscendere anche se voglio essere flessibile, mi piacciono i bianchi o i neri eppure soffro all'idea di un mondo monocromo.
Radici, che si nutrono dell' humus fecondo della vita vissuta, che nutrono il fusto portante delle mie giornate e che fioriscono come floride opinioni personali, stagliandosi su un cielo incerto. Che importanza puo' avere se neppure questa sara' la loro forma ultima? Tutto cambia, muteranno di forma, talvolta di sostanza e prima o poi torneranno alla terra che le ha generate. Ripercorrerle mi ricorda chi sono, mi ricorda dove sto andando, mi ricorda perche' delle volte dico "si" con orgoglio, con speranza, con fiducia e perche' delle altre dico "no" con fermezza, con coraggio, con irremovibile forza.
Mi preparo sempre cosi' quando sto per fare un passo nuovo, mi domando chi sono e perche' sono arrivata fino a li'. Riconfermo o smentisco le mie intenzioni. Quello che sara' non e' dato sapere e tutto sommato a me sta bene cosi'.